Vico nel 350° anniversario
Manuela Sanna
Nel 2018 ricorre la celebrazione dei trecentocinquant’anni dalla nascita di Giambattista Vico (Napoli 1668-1744), un pensatore che ha ancora, ai giorni nostri, qualcosa di significativo da dire e che ancora può aiutarci a interpretare e a capire il mondo in cui siamo immersi. Probabilmente perché molti dei temi affrontati nelle sue opere riescono a catturare ancora l’interesse del lettore contemporaneo. Sicuramente gioca un ruolo importante agli occhi della lettura contemporanea la considerazione vichiana della fantasia, che ipotizza la presenza di un sapere specifico del corpo dell’uomo, affiancata dall’attività della memoria, non tanto per Vico facoltà di tipo conservativo quanto piuttosto capacità creativa e inventiva tramite l’utilizzazione dell’ingegno. E di certo il fatto che Vico metta a punto un concetto di senso comune davvero originalissimo, che vale per tutti gli uomini, in qualsiasi luogo e qualsiasi tempo, che indica come per Vico la natura umana sia non solo la natura del mondo degli uomini, ma proprio, in quanto natura umana, la natura comune a tutti gli uomini. Così Vico riesce a inserirsi nel dibattito con la cultura a lui contemporanea, proponendo un concetto eccentrico e straordinario come quello di sapere poetico, raccontando nella Scienza nuova la storia del modo in cui l’uomo diventa uomo passando da esordi bestiali, dove tutto era corpo, alla costituzione di una mente riflessiva che non nega allo stesso tempo le sue forti componenti emotive ed emozionali.