Presentazione

Vico nel 350° anniversario

 

Nel 2018 ricorre la celebrazione dei trecentocinquant’anni dalla nascita di Giambattista Vico (Napoli 1668-1744), un pensatore che ha ancora, ai giorni nostri, qualcosa di significativo da dire e che ancora può aiutarci a interpretare e a capire il mondo in cui siamo immersi. Molti dei temi affrontati nelle sue opere riescono a catturare ancora l’interesse del lettore contemporaneo. Sicuramente gioca un ruolo importante agli occhi della lettura contemporanea la considerazione vichiana della fantasia, che ipotizza la presenza di un sapere specifico del corpo dell’uomo, affiancata dall’attività della memoria, non tanto per Vico facoltà di tipo conservativo quanto piuttosto capacità creativa e inventiva tramite l’utilizzazione dell’ingegno. E di certo il fatto che Vico metta a punto un concetto di senso comune davvero originalissimo, che vale per tutti gli uomini, in qualsiasi luogo e qualsiasi tempo, che indica come per Vico la natura umana sia non solo la natura del mondo degli uomini, ma proprio, in quanto natura umana, la natura comune a tutti gli uomini. Così Vico riesce a inserirsi nel dibattito con la cultura a lui contemporanea, proponendo un concetto eccentrico e straordinario come quello di sapere poetico, raccontando nella Scienza nuova la storia del modo in cui l’uomo diventa uomo passando da esordi bestiali, dove tutto era corpo, alla costituzione di una mente riflessiva che non nega allo stesso tempo le sue forti componenti emotive ed emozionali.

I primi bestioni erano tutti totalmente immersi nel corpo, sentivano solo con il corpo e con questo conoscevano, e la loro conoscenza era una forma ingegnosa di creazione: possedevano cioè una vera forma di conoscenza gestita dal corpo, un tipo di sapere in cui livello mentale e livello fisico vengono chiamati a collaborare, e con questa sua complessa operazione realizzavano una forma di sapere, che è il sapere del senso comune, che vale non solo per se stesso, ma al medesimo tempo per tutto il genere umano. Storia variegata dell’uomo e delle sue proprie forme di conoscenza, distinte da quelle divine, e caratterizzate dal fare come sola forma di conoscenza accessibile all’uomo perché da lui stesso creata: storia di cose umane e civili nelle quali l’uomo è pari a un dio proprio perché creatore nella sua sfera d’azione e di conoscenza.

Vico ha il merito di far scendere in pista un sapere che ha come sua peculiarità quella di essere “inclusivo”: la conquista del vero non è possibile per una mente avulsa dal corpo e la mente è sempre immersa totalmente nei sensi. Il fascino ermeneutico di Vico – ancora attuale - è anche quello di avere proposto l’elaborazione di un concetto di certezza di sé del soggetto che non ripudia mai passioni, sentimenti, emozioni; lo stesso schema evolutivo del bestione che giunge all’umanità non si libera a sensibus, ma li integra nel processo conoscitivo. Il potere della mente si limita a lavorare sui materiali forniti dal senso e dall’esperienza e a giocare con loro unendoli, spostandoli, accrescendoli o assottigliandoli; ogni volta che un oggetto si presenta alla memoria o ai sensi, l’immaginazione concepisce subito l’oggetto con cui è in genere congiunto, e questa operazione è accompagnata da una sensazione o sentimento che non ha niente a che vedere con i prodotti della fantasia. Vien costruito un uomo in grado di sentire l’emozione in connessione con l’oggetto che l’ha suscitata, in grado di sentire il legame tra oggetto esterno e stato emotivo del corpo. Il mind-body problem, in altri termini, del quale tanto discutono attualmente le neuroscienze. E al quale Vico sembra dare una risposta proprio nell’idea di una conoscenza del corpo, di un sapere poetico.

In occasione di questa ricorrenza l’Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno (ISPF) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha come principale missione quella di curare, già dagli anni ’70, l’edizione critica dell’opera omnia vichiana, si è fatto promotore di un variegato programma scientifico di iniziative dedicate a questo evento.

Ha prima di tutto raccolto attorno a sé le maggiori istituzioni napoletane interessate alla ricostruzione storico-filosofica del pensiero di Vico, vale a dire l’Accademia di Belle Arti, l’Accademia Pontaniana, la Biblioteca Nazionale di Napoli “V. Emanuele III”, la Fondazione “Biblioteca B. Croce”, la Fondazione “Pietro Piovani per gli studi vichiani”, l’Istituto Italiano per gli Studi Storici, la Regione Campania, la Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti, l’Università degli Studi “Federico II”, l’Università degli Studi S. Orsola Benincasa, insieme all’Università degli Studi della Basilicata e all’Università degli Studi di Salerno, sotto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il sostegno del Comune di Napoli, che dedicherà a Giambattista Vico la manifestazione cittadina del Maggio dei Monumenti 2018.

E con queste ha progettato un numero consistente di iniziative, tra le quali il varo di un importante progetto di digitalizzazione, a partire dalle collezioni vichiane della Fondazione “Biblioteca Benedetto Croce” e della Fondazione “P. Piovani per gli studi vichiani” e dall’edizione elettronica della Bibliografia vichiana di Croce e Nicolini, in accordo con l’Istituto Italiano per gli Studi Storici; la realizzazione dell’edizione critica del Diritto universale (a cura di M. Veneziani) e del De antiquissima Italorum sapientia (a cura di V. Placella), nonché l’avvio di quella della Scienza nuova 1725 (a cura di E. Nuzzo); l’allestimento di una mostra iconografica e documentaria su Vico e Leopardi presso la Biblioteca Nazionale “V. Emanuele II”; i numeri celebrativi della rivista “Bollettino del Centro di studi vichiani”, della rivista “ISPF-LAB” (nel quale potranno confluire i lavori dei più giovani studiosi del pensiero di Vico, chiamati a raccolta tramite una call intesa a registrare la portata dell’attuale interesse verso il filosofo napoletano), della rivista “Rocinante”, della rivista “Estetica”; la pubblicazione del Catalogo esemplari settecenteschi posseduti dall’ISPF e dalla “Fondazione P. Piovani”; nonché lezioni, seminari e convegni dedicati ad aspetti particolari del pensiero di Vico.

A proseguimento ideale dell’importante tricentenario del 1968 che, «termine di un periodo di rinnovamento e raccoglimento, ha testimoniato con significativa conferma, l’operante presenza di un vasto interessamento a Vico in tutto il mondo, al di là delle barriere geografiche e ideologiche» (P. Piovani, Il Centro di studi vichiani, in «Bollettino del Centro di studi vichiani», I, 1971, p.7), ci auguriamo che questa simbolica ricorrenza cada sul solco di una linea di continuità, ma che al contempo descriva cambiamenti e movimenti significativi e vitali per ogni riflessione filosofica e per ogni indagine critica.

 

Manuela Sanna